martedì 26 marzo 2019

Recensione: Il pipistrello - Jo Nesbø


TitoloIl pipistrello
Titolo originale: Flaggermusmannen
Autore: Jo Nesbø 
Genere: Thriller
Editore: Einaudi
Collana: Super ET
Data edizione: 28/03/2017
Pagine: 416
Prezzo: 13,50€ (cartaceo) - 7,99€ (ebook)

Una ragazza norvegese di poco più di vent'anni è stata uccisa a Sydney. L'ispettore Harry Hole della squadra Anticrimine di Oslo viene mandato in Australia per collaborare con la polizia locale e in particolare con Andrew Kensington, un investigatore di origini aborigene tanto acuto quanto misterioso. L'inchiesta si rivela subito complessa: l'omicidio della ragazza non è un caso isolato ma, probabilmente, l'ultimo anello di una lunga catena, e lo scenario in cui l'assassino agisce si allarga fino a comprendere fosche storie di droga e sesso. Un quadro a tinte così forti che Harry quasi vede proiettarsi sulle indagini l'ombra minacciosa di alcune figure della mitologia aborigena. In particolare quella di Narahdarn, il pipistrello che reca la morte nel mondo.

Scritto nel 1997, arrivato in Italia solo nel 2014, "Il pipistrello" è il primo libro della serie dedicata a Harry Hole, dell'autore norvegese Jo Nesbø. 

Un esordio che ha smorzato il mio entusiasmo, purtroppo.

A quanto pare, da quello che mi è stato detto, i primi due libri della serie non sono all'altezza dei successivi. Questo l'ho scoperto solo dopo, ma non fa alcuna differenza perché avevo intenzione di iniziare questa serie partendo proprio dal primo libro e non andando a caso.

Ma andiamo con calma.

Harry Hole, un trentaduenne con un passato complicato alle spalle, viene inviato a Sidney per fare chiarezza sulla morte della connazionale Inger Holter, una ragazza di soli 23 anni. 
Nella prima parte del libro Harry è affiancato a Andrew Kensington, un investigatore di origine aborigene, che spiegherà ad Harry alcune tradizioni, leggende e problematiche sociali dell'Australia. I suoi racconti affievoliscono la suspense e mettono in secondo piano la ricerca dell'assassino. C'è da dire che a me questo aspetto non è dispiaciuto, leggo soprattutto per curiosità quindi ben vengano questi approfondimenti, anche se forse andavano ridimensionati.

Il protagonista non mi è per niente piaciuto.
All'inizio riesce a risultare simpatico, pian piano si entra nei dettagli del suo passato, ma arrivati a circa 3/4 del libro sembra diventare un altro. I suoi atteggiamenti diventano incomprensibili, alcune scene le ho trovate ridicole e inverosimili. Probabilmente si tratta di un fallimentare tentativo dell'autore nel descriverlo vulnerabile, vittima dei suoi demoni. Peccato che tutto sembri una forzatura.

Lo stile è semplice, tipico del genere. I personaggi secondari sono tanti e all'inizio ho fatto fatica a non confondermi. Anche i temi trattati sono tanti, forse troppi.

È un libro pieno di cliché, ma voglio tenere anche in considerazione che si tratta di un libro scritto più di vent'anni fa e si tratta di un esordio. Per questo posso chiudere un occhio.

Sfortunatamente si arriva al finale.

IL FINALE! Non posso dire niente, non faccio spoiler, vi dico solo che la mia espressione può essere associata alla tipica turtle face dell'indimenticabile Nick Miller:


No, non ci siamo! Troppo frettoloso e assurdo.

Si tratta di un thriller strutturato male, con suspense al minimo, con spiegazioni forzate e un finale che... lasciamo perdere!

Leggerò il seguito? Sì, ho voglia di scoprire i successivi libri perché so che è una serie che piace agli amanti del thriller, prima però devo dimenticare la delusione di questo libro.

Lo consiglio? No. Potete farne a meno. Lo consiglio solo a chi vuole conoscere Harry Hole iniziando dal suo primo caso.


Nessun commento:

Posta un commento